Teatro, cinema o tv? Il camaleonte Orlando svela il debole per il palco
Il 60enne attore napoletano dialoga con Ruggero Cappuccio nel secondo appuntamento di “Segreti d’autore” presso il settecentesco Palazzo Coppola a Valle di Sessa Cilento
E’ l’attore camaleontico per eccellenza, come testimonia anche la sfilza di premi in carriera: Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile e il Premio Pasinetti al miglior attore alla 65ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia; due David di Donatello, due Nastri d’argento, un Globo d’oro e due Ciak d’Oro. Insomma, si parla di Silvio Orlando, che stasera dialoga con Ruggero Cappuccio nel secondo appuntamento di “Segreti d’autore” presso il settecentesco Palazzo Coppola a Valle di Sessa Cilento (ore 21.30). L’incontro è sul tema “La magia dell’interpretazione” (e Orlando riceve il Premio Segreti d’Autore 2017). E chi più del 60enne interprete napoletano può districarsi tra le sfumature delle recitazione? Dalla comicità degli esordi in tv (Zanzibar, Emilio) al registro drammatico di pellicole come “Il Papà di Giovanna” premiato a Venezia, fino all’ironia del cardinale Voiello nella serie cult “The Young Pope” firmata Paolo Sorrentino. Tante facce, ma una predilezione. “In teatro si riesce a organizzare una produzione più personale, al cinema e in tv, invece – spiega Orlando in un’intervista al Mattino -, sei sempre alla mercé del momento storico, del gusto del pubblico, dei produttori e del regista. Questo non vuol dire che a volte sia stato il cinema a darmi più soddisfazioni artistiche del teatro. Però, se dovessi trarre un bilancio globale, direi che ho avuto meno pentimenti dal teatro che non dal cinema”. Insomma, “per un attore puro – aggiunge – è il teatro che permette di sperimentare di più. Alla fine la differenza è tutta sui tempi: nel teatro c’è il massimo dell’artigianato e del tempo, al cinema, specialmente quello italiano, c’è ancora un aspetto artigianale, anche se i tempi sono più stretti, mentre in televisione siamo all’estremo opposto, con una visione industriale dove è tutta una corsa”.