Monte Inferno, l’altra Terra dei fuochi
Stasera a Segreti d’autore c’è Patrizia Santangeli, autrice del documentario sulla catastrofe ambientale di Borgo Montello, nel comune di Latina: la storia di un silenzioso business dei rifiuti con l’ombra del clan dei Casalesi
La relazione tra legalità e difesa dell’ambiente è una delle assi su cui si sviluppa la settima edizione del Festival Segreti d’autore. Ecco perché stasera a Serramezzana (ore 21) arriva Patrizia Santangeli, autrice del documentario “Monte Inferno”. Cos’è Monte Inferno? E’ il racconto di un posto segnato dalla presenza una discarica. Un documentario sulla solitudine di chi vive ai margini della montagna di spazzatura. La storia parte dai distratti anni ’70. A Borgo Montello, frazione di Latina, inizia l’accumulo di rifiuti che continua ancora oggi con gravi danni all’ambiente e alle persone. Le falde acquifere sono inquinate, così come il fiume Astura che costeggia il monte e arriva al mare. Il vento porta aria inquinata nelle case di chi vive ai bordi della discarica e l’economia del luogo è stata danneggiata. L’ombra delle ecomafie diventa più nitida nel 1994, quando il pentito casalese Carmine Schiavone dichiara che alla fine degli anni ’80 furono interrati nella zona rifiuti tossici. Nel 1995 viene ucciso Don Cesare Boschin, il parroco di Borgo Montello che aveva denunciato il traffico di quei rifiuti nella zona. L’inchiesta sulla sua morte fu archiviata poco dopo senza un colpevole e a vent’anni di distanza si è riaperta nel giugno del 2016. Interamente autoprodotto da Patrizia Santangeli, Monte Inferno è un progetto ampio alla cui realizzazione hanno collaborato diversi professionisti: oltre alla regista, Gabriele Rossi (fotografo), Massimo Calabro (illustratore e graphic designer), Bonifacio Pontonio e Roberto Fanfarillo (entrambi graphic designer), Giancarlo Bovina (geologo). Dal lavoro, durato più di tre anni, è nata anche una mostra esposta lo scorso anno al Museo dell’Agro Pontino e nella sede dell’associazione AlbumArte a Roma. “Sulle carte geografiche non c’è, ma Monte Inferno esiste – spiega Patrizia Santangeli – con il nostro progetto abbiamo voluto raccontare un luogo destinato all’indifferenza attraverso le persone che abitano nei dintorni della discarica e attraverso l’immaginazione. Abbiamo cercato quello che di bello può generare una realtà difficile con la voglia di trasformarlo in speranza”.