Paolo Borsellino, i misteri e il dovere della memoria
Stasera a Segreti d’autore l’incontro tra il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e Ruggero Cappuccio per parlare del magistrato ammazzato dalla mafia, vicenda da cui il regista ha tratto un testo divenuto un documentario
Ci sono grandi lutti collettivi che producono cambiamenti, nel bene e nel male. E talvolta sublimano nell’arte, la forma più alta di elaborazione popolare del lutto. Uno di questi casi è “Paolo Borsellino Essendo Stato”, un testo di Ruggero Cappuccio sul magistrato ammazzato dalla mafia nel 1992, avulso da retoriche celebrative ma tenacemente aggrappato al dovere della memoria, uno dei vulnus civili del Paese. Il testo è divenuto anche un documentario, ed è stato rappresentato, tra gli altri, anche dal procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, nelle vesti di voce narrante. Un testo che è un ipertesto, e rimanda ad altri testi, immagini, brani musicali. Sarà il punto di partenza per l’incontro pubblico che Roberti e Cappuccio terranno stasera, 11 agosto, a Serramezzana per Segreti d’autore (ore 21 Palazzo Materazzi). Il tema: “Paolo Borsellino il giudice e l’uomo”. Sul palco scorreranno ancora i pensieri che potrebbero avere attraversato la mente del magistrato negli ultimi angoscianti giorni di vita, quando sapeva della sua condanna a morte. I pensieri sono quelli immaginati da Ruggero Cappuccio e trasfusi nel testo pubblicato nel 2012, ventennale delle stragi di mafia. Borsellino rivive sui cento palcoscenici dove l’opera gli restituisce voce, e con essa tornano tutte le domande inevase ad un quarto di secolo da quell’estate di sangue e misteri: il ruolo dello Stato nella strage; la trattativa tra istituzioni e Cosa Nostra; l’agenda rossa del giudice sparita; il falso pentito Scarantino; il depistaggio sfociato in un processo farsa, cancellato dopo le confessioni del pentito Spatuzza. Tanti interrogativi, ancora nessuna risposta.